Dai fratelli Grimm ai film muti, fino al classico Disney e le più recenti uscite cinematografiche. Ecco le mille sfumature che Biancaneve ha assunto nella storia del panorama culturale
di Ludovico De Bonis, Giulietta Frattini e Eleonora Amato
Prima del cartone animato Disney uscito nel 1937, Biancaneve esisteva già da moltissimo tempo. La prima edizione di questa fiaba, scritta dai Fratelli Grimm, risale al 1812 e fu pubblicata nella raccolta intitolata “Fiabe dei bambini e del focolare”.
In questa prima versione la madre di Biancaneve non muore dandola alla luce, ma diventa invidiosa della bellezza della figlia incarnando lei stessa la “strega cattiva”. Svariate volte proverà ad uccidere la figlia: inizialmente chiedendo aiuto al buon cacciatore, al quale ordina di strapparle un polmone e il fegato; successivamente presentandosi camuffata alla casa dei nani, dove Biancaneve si era rifugiata, regalandole un pettine avvelenato; ma con il terzo tentativo – quello della mela avvelenata – la bellissima Biancaneve cadrà sul pavimento come morta. Nemmeno i suoi amici nani potranno salvarla.
Un giorno, un principe, girovagando nel bosco, vede Biancaneve nella sua bara di cristallo e, abbagliato da tale incanto, decide così di chiederla in dono ai nani e di portarla con sé a palazzo. Per i bruschi movimenti durante il trasporto, dalla bocca di Biancaneve cade il pezzo di mela avvelenata. Tuttavia, proprio quando il lieto fine sembra alle porte, durante le nozze la madre tenta nuovamente di uccidere la figlia ma questa volta ci riuscirà. Erano state preparate delle scarpe incandescenti che, una volta indossate, costringono Biancaneve a ballare ininterrottamente fino alla morte.
In una nuova versione pubblicata nel 1819, invece, la madre di Biancaneve muore durante il parto e il padre si risposa con una bellissima donna, invidiosa della figlia. Proprio a causa della sua gelosia, la matrigna chiede al cacciatore di portarle il cuore di Biancaneve come prova di averla uccisa. Anche in questo caso, il cacciatore disubbidisce al volere della Regina Cattiva e le consegna il cuore di un cinghiale permettendo alla ragazza di fuggire incolume.
La matrigna allora si traveste da venditrice ambulante per convincere Biancaneve ad acquistare prima un nastro per capelli e poi un pettine avvelenato. Fortunatamente, i nani salvano la loro principessa liberandola. La matrigna non si arrende e alla fine l’ingenua protagonista della fiaba morde la famosa mela avvelenata.
I fedeli nani vegliano la giovane fanciulla per tre giorni, poi la chiudono in una bara di vetro e la trasportano in cima ad una montagna. Il principe, anche in questa versione del racconto, oltre ad innamorarsi di Biancaneve, chiede il permesso ai nani di poter trasportare la bara al suo castello con l’aiuto dei suoi servitori. Durante il tragitto, uno dei seguaci del principe inciampa e fa capovolgere la bara e Biancaneve “miracolosamente” sputa il pezzo di mela e torna in vita. Il principe le chiede allora di sposarlo.
La matrigna tenta ancora una volta di distruggere la felicità di Biancaneve presentandosi alle nozze della figliastra, ma stavolta sarà proprio lei a dover indossare le scarpe da ballo roventi e a ballare senza fermarsi, finché cade in terra morendo stremata.
Il racconto ebbe poi una versione definitiva pubblicata nel 1857 – la stessa che è stata narrata nel film di animazione Disney del 1937 – e subisce ancora delle piccole variazioni: la madre sogna di avere un maschietto ma nascerà una femminuccia che chiamerà Biancaneve.
Prima di arrivare al classico di animazione del 1937, sulla storia di Biancaneve, sono stati realizzati rispettivamente nel 1916 e nel 1917, un primo e un secondo film muto. Nella versione del 1916, ispirata alla fiaba dei fratelli Grimm, la regina Brangomar, la cui grande avvenenza è dovuta a un sortilegio, è sempre stata gelosa di Biancaneve e la fa lavorare come sguattera. La gelosia della regina giunge all’esasperazione quando il principe Florimondo, uomo di cui lei è da sempre innamorata, preferisce la sua figliastra. Brangomar, decide così di far sparire la sua rivale e convoca il cacciatore Berthold per ucciderla. L’uomo non porta a termine l’incarico e la giovane fanciulla si nasconde nella foresta e trova rifugio nella casa dei nani.
La regina Brangomar, venuta a sapere che la ragazza è ancora viva, le si presenta travestita e le fa mordere una mela avvelenata. La giovane però si salva ancora una volta e sposa Florimondo. La strega, che anni prima aveva donato alla regina la sua grande bellezza, si stanca dei suoi fallimenti e, per punirla, la trasforma in un pavone.
Del secondo film muto sappiamo che è stato prodotto nello stesso anno e conserva lo stesso titolo ma dietro la cinepresa si nasconde Charles Weston. A differenza del precedente film quest’ultimo mantiene invariato il racconto, come nella versione animata.
L’omonimo film d’animazione prodotto dalla Disney, fu il primo lungometraggio animato dell’azienda. Elemento originale della versione Disney fu la caratterizzazione dei sette nani in quanto gli furono dati dei nomi che rispecchiano un lato distintivo del loro carattere: Brontolo, Cucciolo, Dotto, Eolo, Gongolo, Mammolo, Pisolo.
Proseguendo in ordine cronologico, di Biancaneve esistono anche versioni in chiave comica. Biancaneve e i tre compari è stato l’unico film anni ’60 ad essere girato a colori. E fu anche il meno apprezzato. Ma nonostante avesse avuto scarso successo anche al
botteghino, il film venne candidato nel 1961 al Writers Guild of America Award per la miglior sceneggiatura per una commedia musicale. Nel 1982 venne realizzata anche una commedia a sfondo erotico dal titolo Biancaneve & Co. diretto da Mario Bianchi e fu solo il primo di una lunga serie.
Pur non essendo mancati delle riproduzioni cinematografiche negli anni ’90 e negli anni
2000, è stato il 2012 a regalarci due film dedicati alla più longeva principessa Disney: Biancaneve e il Cacciatore e Biancaneve (Mirror, mirror) che hanno rispettivamente
due magnifiche streghe cattive: Charlize Theron e Julia Roberts.
Degna di nota è anche una versione più eroica e audace di Biancaneve, durante le vicende narrate nella saga fumettistica di Fables che negli States è stata un’opera di grande impatto e seguitissima per anni: dal primo numero nel 2002 fino alla conclusione nel 2015. Arriviamo così alla nota serie televisiva di cui ci stiamo occupando: Once Upon a Time.
La nostra principessa, sia nei racconti dei fratelli Grimm sia nella rappresentazione animata Disney, assume sempre lo stesso archetipo: madre amorevole/fanciulla ingenua nei confronti del potere persuasivo e malvagio della regina cattiva. Sembra davvero impossibile credere che Biancaneve possa vestirsi di altre sembianze caratteriali e che possa agire come una vera e propria eroina. Fortunatamente, ciò si realizza nelle già citate trasposizioni cinematografiche e fumettistiche, dove la principessa si spoglia della sua ingenuità e si arma di coraggio battendosi in prima persona con la sua acerrima nemica per salvare se stessa dalle sue grinfie malefiche e dalla sua incessante invidia. Questo filone prosegue, e viene riproposto in Once Upon a Time dove la nostra beniamina, pur mantenendo la sua dolcezza e la sua indole materna tira fuori gli artigli quando si tratta di difendere il suo amore e le persone a lei care dalla temibile e crudele Regina. Sarà proprio grazie alla sua indole da guerriera che, nella serie televisiva, Biancaneve incontrerà il Principe Azzurro, l’amore di tutta la sua vita.