Frammenti di pergamena scoperti in rilegature di volumi molto successivi rivelano variazioni “sottili ma significative” sulla leggenda arturiana.
di Bianca Casale
Bristol – Gli studiosi hanno ritrovato – e poi studiato – parti di un manoscritto medievale che racconta la storia di Merlino. Furono scoperti due anni fa, in un archivio di Bristol e ne avevamo parlato in un nostro post. Ora si scopre che contengono variazioni «sottili ma significative» sulla leggenda arturiana.
I sette frammenti di pergamena sono stati trovati per caso nel 2019 – incollati nelle rilegature di quattro volumi, datati tra il 1494 e il 1502 – nella collezione di libri rari della biblioteca centrale di Bristol. Gli accademici hanno ora stabilito come sono arrivati a Bristol, in che modo differiscono dalle altre versioni della storia e, utilizzando l’imaging multispettrale, anche che tipo di inchiostro sia stato utilizzato per scriverli.
Contengono un passaggio della sequenza di testi in francese antico noto come ‘Ciclo della Vulgata’ o ‘Ciclo di Lancillotto-Graal’, che fu scritto intorno al 1220-1225, i frammenti stessi sono stati datati al 1250-1275 attraverso l’analisi paleografica della grafia, e si fanno risalire alla zona nord, forse nord-orientale, della Francia.
L’elaborazione digitale ha consentito alla professoressa Leah Tether di Bristol, allo storico medievale e specialista di manoscritti Dr. Benjamin Pohl e alla medievalista Dr.ssa Laura Chuhan Campbell, di leggere alcune parti del testo in modo più chiaro e hanno scoperto differenze con altre versioni della leggenda di Merlino, ad esempio i frammenti di Bristol mostrano un resoconto “leggermente attenuato” dell’incontro sessuale di Merlino con l’incantatrice Viviana, conosciuta anche come la Dama del Lago.
Nella maggior parte dei manoscritti della versione più nota, Viviane lancia un incantesimo per cui tre nomi scritti sul suo inguine impediscono a Merlino di dormire con lei. In diversi manoscritti della versione meno conosciuta, questi nomi sono invece scritti su un anello”, ha detto Tether. “Nei nostri frammenti si fa un passo in più: i nomi sono scritti su un anello, ma impediscono anche a chiunque di parlarle. Quindi il Merlino di Bristol si libera delle connotazioni impure grazie alla rimozione del riferimento sia all’inguine di Viviana che all’idea di Merlino che dorme con lei.
E la ragazza [Viviana] ha fatto sdraiare Merlino sulle sue ginocchia e ha iniziato a fargli domande. Si è mossa intorno a lui e lo ha sedotto ancora e ancora finché non si è ammalato d’amore per lei. Poi lei gli ha chiesto di insegnarle come far addormentare un uomo. E sapeva benissimo quello che ella stava progettando, ma tuttavia non poteva impedirsi di insegnarle questa abilità, e anche molte altre, perché Nostro Signore Dio voleva così. E le insegnò tre nomi, che lei scriveva su un anello ogni volta che doveva parlargli. Queste parole erano così potenti che quando venivano impresse, impedivano a chiunque di parlarle. Ha messo tutto questo per iscritto e da allora ha manipolato Merlino ogni volta che veniva a parlarle, in modo che non avesse alcun potere su di lei.
Guardando le rilegature dei libri, gli accademici hanno scoperto che il manoscritto da cui provenivano era stato rifiutato a Oxford o Cambridge e riciclato come materiale da rilegatura, probabilmente prima del 1520. Il manoscritto avrebbe potuto essere scartato perché le versioni inglesi della leggenda arturiana, come quella di Malory, erano diventate disponibili.
Siamo stati anche in grado di collocare il manoscritto in Inghilterra già nel 1300-1350 grazie a un’annotazione in un margine – ancora una volta, siamo stati in grado di datare la grafia e identificarla come una mano inglese”, ha detto Tether. “La maggior parte dei manoscritti del testo noto per essere stato in Inghilterra nel Medioevo sono stati composti dopo il 1275, quindi questo è un esempio particolarmente antico, sia di manoscritti della ‘Vulgata’ ma anche in generale, soprattutto di quelli noti per aver trovato la loro strada in Inghilterra dalla Francia nel medioevo.
È probabile che i volumi siano finiti nella collezione di Bristol, ritengono gli accademici, attraverso Tobias Matthew, che raccolse molti libri mentre era decano e vescovo di Durham a cavallo del XVII secolo, donandone in seguito molti alla biblioteca pubblica di Bristol fondata nel 1613.
I passaggi nei frammenti iniziano con Artù, Merlino, Gawain e altri cavalieri che si preparano per la battaglia a Trebes contro re Claudas, terminando con il soggiorno di Merlino con Viviana per una settimana e il suo ritorno alla corte di Artù. Altre varianti includono i nomi dei personaggi che guidano le quattro divisioni delle forze di Artù e la posizione di una ferita inferta a Re Claudas, nemico di Artù e Merlino. È ferito alle cosce in altre versioni, ma il frammento non specifica la natura della ferita; gli accademici hanno affermato che ciò «può portare a diverse interpretazioni del testo a causa delle ferite alla coscia spesso utilizzate come metafore dell’impotenza o della castrazione».
L’elaborazione digitale ha anche aiutato gli accademici a scoprire che tipo di inchiostro usavano gli amanuensi: [Ci] ha aiutato a stabilire, dal momento che il testo appariva scuro sotto la luce infrarossa, che i due amanuensi avevano in effetti usato un inchiostro a base di carbone – ricavato dalla fuliggine e
chiamato ‘nerofumo’ – piuttosto che il più comune inchiostro ricavato da noci di galla, che sembrerebbe chiaro sotto l’illuminazione a infrarossi. La ragione della scelta dell’inchiostro da parte degli amanuensi potrebbe dipendere dai particolari materiali per la produzione di inchiostro disponibili vicino al loro laboratorio”, ha affermato Tether.
I risultati sono stati ora raccolti in “The Bristol Merlin: Revealing the Secrets of a Medieval Fragment”.
«Oltre alle entusiasmanti conclusioni, una cosa che il Merlino di Bristol ha rivelato è il valore incommensurabile della collaborazione interdisciplinare e transistituzionale, che nel nostro caso ha forgiato un modello olistico e completo per lo studio dei frammenti di manoscritti medievali che speriamo possa incoraggiare il futuro lavoro sul campo», ha affermato Tether. «Ci ha anche mostrato il grandissimo potenziale dei manoscritti locali e delle raccolte di libri rari a Bristol, in particolare nella biblioteca centrale dove ci sono molti altri frammenti di manoscritti non identificati in attesa di essere scoperti».
Non possiamo fare altro che attendere altri, speriamo numerosi e fortunati, ritrovamenti.
Articolo tradotto, riveduto ed adattato dall’originale The Guardian.