Il misterioso caso del violino nero di Stradivari

Il misterioso caso del violino nero di Stradivari

di Ludovico De Bonis

Stradivari Leclair del 1721, violino che ha ereditato il nome di Jean-Marie Leclair suo principale e legittimo proprietario nonché padre della scuola violinistica di Francia, è diventato il protagonista di una misteriosa e oscura leggenda che ha appassionato gli amanti della musica e non solo.

// La vita di Stradivari, l’inizio della della leggenda

Leclair ha un curriculum di tutto rispetto: comincia la sua attività artistica come primo ballerino al Teatro dell’opera di Torino poi trasferitosi a Parigi, si dedica alla composizione di opere eleganti e innovative guadagnando consensi da parte del pubblico e della critica. Diventa altresì autore di numerose sonate per violino e basso e, dopo essere stato applaudito ai Concerts Spirituels, si esibisce in Francia, Italia, Inghilterra, Germania e Paesi Bassi. La sua carriera e solidità artistica non conosce freni, infatti, dopo aver ricoperto, per quattro anni consecutivi, il ruolo di appuntato ordinario di musica e direttore della regia orchestra da Luigi XV, nel 1733 venne ingaggiato anche alla corte d’Orange sotto la Principessa Anna.

I primi problemi emersero nel 1746 quando con la sua prima e unica opera lirica, Scilla e Glauco, non ottenne il successo sperato nonostante sia oggi considerata un piccolo capolavoro capace di fondere suggestioni italiane e francesi, antiche e moderne.
Anche sul profilo sentimentale non navigava in buone acque. Il musicista si separa dalla sua seconda moglie dopo ventotto anni di matrimonio e sodalizio artistico. Caduto in preda all’amarezza e allo sconforto, decide di ritirarsi e di vivere in solitudine in una piccola casa nel Quartier du Temple, all’epoca una zona pericolosa e malfamata di Parigi.

Da quel momento in poi fu vittima di maldicenze e dicerie contrastanti: da un lato c’era chi sosteneva che lui fosse diventato misantropo, vivesse barricato in casa e non accettasse di buon grado visita alcuna; dall’altro asserivano che conducesse la propria esistenza in maniera dissoluta e libertina. Tali voci si accentuarono quando, il 23 ottobre del 1764, Jean-Marie Leclair, all’età di 67 anni, venne trovato assassinato, con tre pugnalate, all’interno della sua abitazione. L’omicida non fu mai catturato. Dagli enigmi mai risolti e dalle risposte mai trovate è venuta fuori una vera e propria leggenda denominata: il misterioso caso del violino nero.

// Il misterioso caso del violino nero

La versione più popolare narra che il povero e talentuoso violinista, dopo essere stato pugnalato, avesse raccolto le ultime forze per stringere al petto lo Stradivari. Il cadavere di Leclair, trovato due mesi dopo la sua morte e nonostante fosse in uno stato di evidente decomposizione, mostrava (e mostra tuttora) l’impronta nera e indelebile delle sue mani sul legno del prestigioso e amato violino. Secondo la credenza, quell’impronta stabilì il passaggio dell’anima del violinista all’oggetto che aveva amato in modo maniacale, rendendolo unico per un motivo molto particolare: il suono purissimo, proprio di pochissimi strumenti al mondo

A smentire il fatto che si possa trattare di una leggenda, ci pensano i rapporti della polizia dell’epoca che, oltre a non menzionare il famoso strumento, raccontano che il ritrovamento della vittima è avvenuto la mattina seguente all’omicidio. I sospetti delle forze dell’ordine si concentrarono sul giardiniere Jacques Paysan, la cui testimonianza era incerta e imprecisa, ma soprattutto sul nipote di Leclair, François-Guillaume Vial, che da tempo pressava suo zio affinché lo facesse entrare al servizio del Duca di Gramont. Le dichiarazioni rilasciate da Vial non lasciarono adito a dubbi e nonostante l’evidenza dei fatti, gli investigatori decisero di archiviare il caso:

 

Si lamentava di ingiustizie che lo zio gli avrebbe fatto subire, dichiarava che aveva avuto quello che si meritava visto che aveva sempre vissuto come un lupo, che era un maledetto pezzente che se l’era cercata, e che aveva abbandonato sua moglie e i suoi figli per ridursi a vivere tutto solo in quella casa rifiutando di vedere chiunque della sua famiglia.

 

Per molti anni del violino si persero le tracce, fino a quando una ricca famiglia anonima avrebbe donato l’oggetto a Guido Rimonda, noto violinista italiano. Si dice che la famiglia non chiese nulla in cambio nonostante tali oggetti siano quotati a cifre altissime sul mercato.

 

Che si tratti di una leggenda oppure no, il violino nero da un lato è l’emblema della violenza e della crudeltà che gli esseri umani si infliggono l’un l’altro a dispetto della Ragione e dall’altro quell’impronta nera rappresenta il segno dell’amore di cui l’uomo è capace.

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