di Bianca Casale
L’abbazia benedettina della Sacra di San Michele, arroccata in cima al Monte Pirchiriano fin dal 987 d.c., si dice sia stata l’ispirazione per il famosissimo romanzo di Umberto Eco, Il nome della rosa.
Siamo in Valle di Susa, non troppo distante da Torino.
Nelle belle giornate infatti la vista prospettica tra la Sacra di San Michele, la Mole Antonelliana e la Basilica di Superga è veramente impagabile.
La sua posizione imponente e drammatica su uno sperone roccioso, il Pirchiano (alt.962 msl) appartenente al gruppo del Rocciavré nelle Alpi Cozie, domina l’intera Valle di Susa regalando una vista ben oltre la città di Torino.
Il monte è stato luogo insediamenti umani fin dalla preistoria. Venne fortificato dai Liguri e poi dai Celti e nel 63 d.c. le Alpi Cozie divennero Provincia Romana e il luogo, assolutamente strategico, utilizzato dai Romani come castrum di interesse militare. Cinquecento anni dopo i Longobardi invasero e occuparono le Alpi Cozie e in Valle di Susa vennero erette le famose “Chiuse dei Longobardi”. Vennero innalzate mura e torri nella valle per resistere all’entrata in Italia di Carlo Magno, re dei Franchi.
I franchi vinsero e nel 773 d.c. conquistarono la zona dove rimasero fino all’888 d.c., quando arrivarono i Saraceni che furono dominatori per un’ottantina di anni.
A seguire la zona della Sacra diventa un eremo che alle soglie dell’anno mille accoglie un personaggio in cerca di redenzione: è il ricco conte Ugo (Ugone) di Montboissier originario dell’Alvernia e cui il Papa concede di scegliere fra un esilio di 7 anni e costruire un’abbazia.
Possiamo immaginare cosa abbia scelto il nobile Ugone?
Comincia l’edificazione del monastero. Che porterà in varie fasi di costruzioni alla configurazione che vediamo oggi (salvo crolli e parziali ricostruzioni).
Oltre alla sua posizione sulla cima di una montagna, l’Abbazia ha molti dettagli e storie particolari: la chiesa abbaziale è raggiungibile attraverso lo Scalone del Morti, denominato così per la presenza dei sepolcri dei monaci abati e di uomini illustri che ‘decoravano’ le nicchie lungo i lati, ad oggi ne sono rimasti soltanto cinque. Lo scalone dimostra in tutto e per tutto l’enorme lavoro che deve essere stato costruire un edificio così imponente in una zona tanto impervia come la cima d’un monte. La pietra grigia del Pirchiriano affiora in molti punti e un pilastro di 18 metri sorregge la chiesa soprastante. Non si può che restare attoniti davanti a un tale virtuosismo architettonico (e senza fiato perché la scala è ripidissima). Soprattutto pensando che si tratta di un edificio che ha mille anni.
Alla fine dello scalone si trova il Portale dello Zodiaco (1128-30), opera romanica scolpita dal Maestro Nicolao, famoso architetto-scultore piacentino.
È chiamato così perché gli stipiti rivolti verso lo scalone sono scolpiti a destra con i dodici segni zodiacali e a sinistra con le costellazioni australi e boreali.
Altra storia è quella della Torre della Bella Alda, addirittura luogo di un miracolo. Secondo la leggenda, la bella Alda si gettò dalla torre per salvarsi dalle scorribande violente di numerosi soldati, ella allora raccomandò la sua anima alla Vergine buttandosi nel vuoto, pur di finire in balia del manipolo di assalitori. Sembra che la sua fede la salvò: la Madonna avrebbe mandato i suoi angeli a depositare dolcemente a terra la bella devota (qualcuno sostiene anche che le numerose gonne gli abbiano fatto da paracadute).
Alda però poi iniziò a vantarsi di quanto le era accaduto, stranamente nessuno volle crederle. Allora si infuriò e disse che avrebbe ritentato il salto nel vuoto. Stavolta però, forse a causa della superbia, si schiantò sulle rocce sottostanti.
Nella cultura popolare piemontese per definire la bella Alda dopo il secondo salto: «’l tòch pi gròss a l’é l’orija», che tradotto significa «il pezzo più grosso è l’orecchio»
Il monastero fu utilizzato per tutto il medioevo ma ebbe verso la prima metà del 1300 la sua stagione migliore sotto la guida degli abati benedettini, buona parte del complesso ha quindi un aspetto tra il romanico e il gotico. Ma lo sviluppo non si fermò del tutto e il monastero e l’abbazia vengono arricchiti da splendide opere pittoriche tra cui il trittico di Defendente Ferrari.
L’Abbazia rimase poi abbandonata dal 1622 al 1835, ma fu oggetto di un grande restauro tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
Punto intermedio della ‘Linea di San Michele’ dopo Skellig Micheal, St. Micheal’s Mount e Mont Saint Michel la Sacra precede il Monte Sant’Angelo, poi il monastero di San Michele Arcangelo a Simi e il punto terminale a Gerusalemme.
La sacra oggi appartiene all’organizzazione cattolica romana rosminiana ed è il simbolo della Regione Piemonte oltre ad essere una meta turistica di grande importanza a poca distanza dal capoluogo piemontese.
Informazioni per la visita si possono reperire sul sito ufficiale.