di Bianca Casale
Roma, capitale di storia, cultura, leggende antiche. Chissà cosa direbbe Elio Callistio, liberto dell’imperatore Adriano, se sapesse che il suo sepolcro costruito a guisa di tempio, forma architettonica alla moda in quel periodo, sarebbe diventato popolare nel folklore della capitale?
Infatti, quando il sepolcro cadde in rovina, alcune parti crollarono e stranamente l’edificio iniziò ad assumere la forma di una grande sedia o di un trono.
Si diceva che viandanti e personaggi di dubbia reputazione vi si nascondessero nelle buie notti, e nelle sue ombre accendessero fuochi. Questo forniva alle rovine un aspetto da faro infuocato nel nero cielo notturno. C’è anche la storia di un pastore di nome Giovanni: pare che fosse alla ricerca di una sua pecorella smarrita ma giunto per caso alla “sedia” strani poteri curativi gli siano stati trasferiti.
Anche la posizione orografica, sulla sommità di una collinetta, si pensa possa essere stata parte della nascita del nome e del folklore locale.
Secondo leggende medievali, sarebbe stato il Diavolo in persona, usando le rovine come trono a causarne il crollo.
Questo ha dato origine al nome che fino ai giorni nostri è stato dato alla rovina. La denominazione è rimasta e fino agli anni Cinquanta del novecento, la piazza era conosciuta proprio come Piazza della Sedia del Diavolo.
Piano piano la ‘Sedia’ ha perso un po’ della sua forma, probabilmente a causa del crollo di un solaio.
Forse per questo, nel 1958 lo spazio urbano è stato ribattezzato in onore di Callistio nonostante rimanga incerta l’attribuzione della tomba al liberto imperiale.
L’edificio sepolcrale, situato tra la via Nomentana e viale Etiopia, è costruito in laterizio, databile alla metà circa del II secolo d.C., quella che viene definita età Antonina; è costituito da due livelli con una camera sotterranea decorata con mosaici bianchi. Il sepolcro è del tipo naiskos, una popolare forma simile a un tempio che si trova anche in altri sepolcri della stessa zona di Roma.
Attualmente il tempietto è immerso nel tessuto urbano del quartiere Trieste e veglia sulle notti degli abitanti come un vecchio nonno un po’ ammaccato.
Sono questi ‘organismi architettonici’, forse minori ma fondamentali, a creare il tessuto di storia, cultura locale e leggenda che costituiscono l’identità dei posti invece di abitare in anonimi ‘non luoghi’.
Coordinate
41.9295, 12.5227