di Bianca Casale
L’abbazia cistercense di San Galgano dista una trentina di chilometri da Siena, nel comune di Chiusdino, giace placida attorniata da campi e cipressi. La campagna toscana dona un fascino ulteriore a questo complesso monumentale che già di per sé sarebbe straordinario.
Questa distinta signora è stata costruita nel XIII° secolo e visse un periodo di gaudio e spolvero fino alla grande peste del 1348 che colpì duramente i monaci e alla quale seguirono saccheggi da parte di compagnie di ventura.
Nel corso del Quattrocento le cose non migliorarono, i monaci si trasferirono a Siena e il monastero con l’abbazia venne abbandonato.
Fu solo verso nel corso dell’Ottocento, in epoca di restauri ‘romantici’, che venne preso in considerazione il restauro di questa struttura. Dobbiamo però aspettare fino al 1924 per vedere iniziare il restauro eseguito con metodo conservativo ispirato ai principi di John Ruskin, considerato il padre del restauro conservativo. Per dirla in breve non vennero realizzate ricostruzioni ‘com’era e dov’era’ o integrazioni: si consolidò quanto rimaneva del monastero. Questo genere di restauro della ‘rovina’ la accomuna a abbazia del nord europa: Melrose, Kelso e Jedburg in Scozia, Tintern in Galles, Cashel in Irlanda, e poi in Germania, in Bretagna ma anche al Convento do Carmo a Lisbona.
La chiesa è la tipica abbazia cistercense, pianta a croce latina conclusa con un ampio transetto. Lo spazio è suddiviso in tre navate di 16 campate di pilastri cruciformi, non presenta più copertura o volte e il pavimento è andato perduto, durante l’estate è un fantastico prato verde. Ci sono altri ambienti ricostruiti, parte del chiostro e della sacrestia.
La magia di questo luogo storico è insita in ogni pietra e il fatto che non sia stata ricostruita ma semplicemente consolidata aumenta soltanto il sentore di qualcosa di mistico. Camminare, magari al tramonto o presto la mattina, in questa chiesa senza senza tetto, con il sole che fa capolino dall’occhio vuoto del rosone o la luce radente sulle pietre rosate tipiche di questa zona è sicuramente un’esperienza da provare.
Ma la visita non può prescindere dall’Eremo o Rotonda di Montesiepi che faceva parte anch’esso del complesso monastico, anzi esisteva prima dell’abbazia ma soprattutto contiene la spada nella roccia di San Galgano. Al centro della cappella circolare nel bel mezzo del pavimento sporge una porzione di roccia, al cui interno è incastonata una spada, che gli studiosi dichiarano forgiata all’incirca nel 1170.
La leggenda narra che Galgano Guidotti, nato a Chiusdino nel 1148 da famiglia nobile, dopo aver vissuto in dissolutezza, divertimento e capricci, ebbe la mistica visione dell’Arcangelo Gabriele e divenne devoto al Cristianesimo, facendo il simbolico gesto di infilzare con la sua spada una roccia formando una croce con l’elsa. Questo miracolo gli valse il ruolo di Santo e fu anche l’unico della carriera di Galgano.
immagine tratta da visittuscany.com, sito ufficiale della destinazione Toscana ©2020
Niente Artù e ciclo bretone in terra toscana quindi?
Non è detto, infatti il mistero della spada confitta a San Galgano unisce questa a una spada molto simile in Francia a Rocamadour, nel Perigord, sul cammino di Compostela (si dice addirittura che potrebbe trattarsi della spada Durlindana, la mitica arma di Orlando, il paladino di Carlo Magno, ma sono francesi quindi notoriamente un po’ se la tirano) e la contesa delle spade incastrate nelle rocce continua: esiste un collegamento tra San Galgano e Re Artù e nel caso quale potrebbe essere?
Il nome Galgano, scrive qualcuno, troppo simile a Galvano, uno dei cavalieri della tavola rotonda. E per tornare ai pellegrinaggi ecco un altro collegamento tra la Toscana di San Galgano, dove passava la via Francigena, e la Francia medioevale di Chrétien de Troyes, autore proprio del ciclo bretone.
Potrebbe essere stata la nostra italica spada a farsi conoscere in Francia ispirando l’autore? Il vero mito della spada nella roccia sarebbe nato in Toscana alla fine del 1100 nonostante secondo la leggenda re Artù sarebbe vissuto secoli prima?
Indubbiamente c’è materiale a sufficienza per fare di questa bella abbazia la meta di un prossimo viaggio alla scoperta della nostra bella penisola e dei suoi misteri.
Google Maps San Galgano ha coordinate 43.149094,11.152625
Per arrivare si può impostare sul navigatore “Chiusdino” e poi seguire la strada statale 164 di S.Galgano
Non abbiamo trovato info su eventuali bus da Siena, ma si può scrivere alla proloco info@prolocochiusdino.it oppure visitare il sito del comune di Chiusdino http://www.comune.chiusdino.siena.it/Main.aspx?ID=356
Per chi viaggia con il proprio amico a 4 zampe segnaliamo (grazie ad una nostra lettrice) che le rovine di San Galgano sono visitabili con il cane, l’Eremo invece è vietato agli animali.